1425 – La diocesi – antica di oltre mille anni nella sede madre, la romana Julia Concordia (filiata da Aquileia alla fine del IV sec. con la dedicazione dal vescovo aquileiese San Cromazio della prima cattedrale basilica apostolorum nel 388/89 e la contestuale consacrazione del primo vescovo) – viene traslata da papa Martino V nella vicina Portogruaro. Qui vescovo e capitolo dei canonici dimoravano d’uso e, già da prima dell’anno Mille, i vescovi esercitavano dal loro castello la giurisdizione civile sulla città sul Lemene e vi attendevano anche al governo ecclesiastico esteso fra Livenza e Tagliamento, dai monti al mare (antico agro concordiense). Il provvedimento è però revocato nel 1445 da papa Eugenio IV.
1586 – Passato più di un secolo, a seguito della visita apostolica alla diocesi (1582-84) del vescovo Cesare de Nores per l’attuazione delle riforme del Concilio Tridentino, con bolla 29 marzo papa Sisto V, essendo vescovo mons. Matteo I Sanudo, dispone la traslazione a Portogruaro, “ubi aer temperatior est” (= dove l’aria è più salubre), del vescovo (e capitolo): vengono conservati comunque a Concordia il titolo della diocesi e la sede cattedrale, con obbligo al vescovo e capitolo di continuare in perpetuo a celebrare qui le feste proprie di detta chiesa. Già allora si era avanzata e presa in seria considerazione la candidatura di Pordenone come sede vescovile, ma la città non era stata in grado di soddisfarne le condizioni (provvista di residenze per vescovo, curia, canonici, seminario).
1918 – Il problema della sede della diocesi – Portogruaro quasi all’estremità meridionale del suo territorio, Pordenone al centro geografico provvista di vie di comunicazione e in ascesa demografica, commerciale e industriale – si riaffaccia prepotentemente dopo l’esecrabile assalto al vescovo Isola nell’episcopio portogruarese l’ultimo giorno della prima guerra mondiale. In particolare don Giuseppe Lozer lancia l’idea di una supplica dei parroci e curati a papa Benedetto XV per il trasferimento della residenza vescovile e del seminario a Pordenone (oppure a San Vito al Tagliamento). Già a fine anno, sedici foranie su ventuno indicano Pordenone. La petizione è trasmessa alla Santa Sede.
1919 – Dimessosi mons. Isola, non disposto dopo la grave aggressione a rientrare in Portogruaro, e appena eletto il vescovo Luigi Paulini, l’assemblea dei vicari foranei ribadisce il 24 marzo l’orientamento per la sede a Pordenone (17 foranie su 21). Il 5 giugno la Sacra Congregazione Concistoriale, in seduta plenaria, vota in favore della traslazione che Benedetto XV stabilisce in Pordenone sia per il vescovo che per il seminario diocesano. Già però si era avuta la reazione di Portogruaro – autorità civili, canonici, clero – che preme su Roma, governo italiano e Santa Sede. Il disposto trasferimento a Pordenone viene attuato dalla Congregazione per il seminario (7 agosto), ma differito per vescovo e curia diocesani perché alla nomina di mons. Paulini è stato concesso il (necessario allora) regio exequatur all’espressa condizione che egli risieda in Portogruaro.
1929 – Il Concordato stipulato fra Santa Sede e Stato Italiano prevede anche di uniformare possibilmente le sedi e confini diocesani a quelli provinciali: pericolo di sussistenza della Diocesi di Concordia allora non ricomprendente un capoluogo di provincia e di spartizione del suo territorio fra le diocesi site in tre vicine province. Negli anni seguenti si ripropone la questione della sede vescovile: mons. Paulini, per essere vicino al seminario, desidererebbe trasferirsi a Pordenone dove il Comune delibera il suo fattivo impegno in tal senso. Non si arriva alla traslazione anche per una congiuntura sfavorevole durante il regime fascista e poi per lo scoppio del secondo conflitto mondiale.
1945 e 1949 – Appena finita la guerra, la città di Pordenone ribadisce la propria disponibilità, ma la Santa Sede rimanda ancora sulla sede vescovile di Concordia: prima per la contrarietà a traslocare da Portogruaro del nuovo vescovo, nominato nell’anno, mons. D’Alessi; poi, morto questo, perché il successore mons. De Zanche, alieno da contrasti e divisioni, prega di soprassedere non ritenendo maturo il tempo per eseguire la traslazione.
1968 – Nasce la Provincia di Pordenone (nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia) e vengono fugate, anche per la reazione del vescovo De Zanche, le velleità di Venezia di aggregazione alla sede patriarcale del territorio diocesano ricadente nella sua provincia (Portogruarese, con la chiesa madre di Concordia), in conformità ai desiderata del Concordato.
1970-1971 – Il governo della Chiesa Concordiese passa a mons. Abramo Freschi, nominato il 20 luglio 1970 amministratore apostolico “sede plena” della diocesi: egli prende immediata residenza (dal 12 ottobre, cinquant’anni fa) a Pordenone. All’anziano mons. De Zanche resta peraltro il titolo vescovile di Concordia e anche la residenza nell’episcopio di Portogruaro. Conseguito questo “equilibrio”, giunge gradualmente il momento di dare applicazione, da parte della Santa Sede, alle vecchie deliberazioni sulla configurazione della diocesi. A questa, regnante papa Paolo VI, viene anzitutto data una nuova denominazione: Diocesi di Concordia-Pordenone (decreto della Sacra Congregazione per i Vescovi 12 gennaio 1971). Essa coniuga l’antichità della sede originaria e la centralità della nuova città ora “capoluogo di provincia e sede di istituzioni civili e di pubblici uffici nonché grandemente cresciuta in questi ultimissimi tempi” (così il “decretum de novo dioecesis titulo”). È anche ribadita dal nuovo nome (quel trattino di congiunzione!) l’unità inalterabile del territorio diocesano (l’antico agro), al di là delle divisioni amministrative posteriori (Veneto/Friuli). Usando mons. Freschi ulteriore tatto e prudenza nella soluzione della controversa questione (andava avanti da oltre cinquecento anni), la sede vescovile di Concordia-Pordenone (dunque pure la curia) sarà effettivamente traslata con decreto del successivo 26 ottobre 1974 della medesima Congregazione vaticana: esso dispone pure l’erezione del Duomo di San Marco in Pordenone a concattedrale della diocesi, rimanendo ubicata a Concordia Sagittaria la chiesa cattedrale.