In coincidenza del primo venerdì di Quaresima
L’espressione si legge a grandi caratteri sul monumento ai caduti di Andreis. Il Beato Marco d’Aviano, l’apostolo della Quaresima, supplicò a Dio a ripetizione la “pace europea” per l’efficacia della Passione di Cristo che oggi meditiamo
Un anno di guerra europea! Un anno lunghissimo di dolore, ancora senza esito di pace, né spiragli concreti per la pace, dal 24 febbraio 2022 d’inizio del conflitto in Ucraina. Abbiamo letto l’espressione “guerra europea” a caratteri solenni, nel centro di un nostro monumento della prima guerra. Esattamente ad Andreis, in Valcellina. E ci ha fatto impressione, ponendo mente non al fasto (effimero) delle conquiste territoriali che derivarono all’Italia dalla cd “grande” guerra, ma al tributo enorme di sangue che esse costarono in ogni dove del Paese, anche il più piccolo e discosto: non manca neppure ad Andreis la sfilza di nomi dei caduti fissati sul marmo e la pietra. Tutto ciò è oggi fuori del tempo (“ottocentesca” ha definito il presidente Mattarella la guerra in atto da troppo tempo sul suolo del continente faro di pace per il mondo), oltre che della logica, dopo lo sfascio di due conflagrazioni mondiali e quando si afferma e deve crescere, non arretrare, la “pace europea” dettata dal processo d’integrazione fra gli stati.
Questo tristissimo anniversario, che mai avremmo preferito si compisse, coincide con il primo venerdì (dopo le Ceneri) della Santa Quaresima, tempo grave per il cristiano, giorno privilegiato di meditazione sulla passione di Cristo, oggi riflessa nelle viae crucis dell’umanità dolente in Ucraina per la guerra, e in altre parti del mondo in cui regna la morte a causa di irrisolti conflitti: come se già non bastassero le sofferenze conseguenti ai cataclismi naturali (vedasi su tutti, oggi, il devastante terremoto in Turchia e Siria)!
In questo inizio di Quaresima ancora di sangue sul suolo europeo ci torna in mente – e ne abbiamo ripreso in mano il testo con particolare attenzione – il grido di preghiera sopra Vienna aggredita da soverchia forza militare del Beato Marco d’Aviano, grande quaresimalista e “profeta disarmato della misericordia divina”. Egli, dal colle del Kahlenberg “alla vista della città” invocante aiuto, non cessò, finché non sorse l’alba della pace, di implorarla dal “buon Dio”.
A Lui il cappuccino chiede umilmente di “non dimenticare l’opera delle Tue mani”, sebbene l’uomo ne sia indegno perché colpevole spesso non pentito. All’accorato “Allontana le genti che vogliono la guerra”, egli fa subito peraltro seguire – cosa assai significativa e da ben considerare – la sua dichiarazione di uomo pacifico: “Noi non amiamo altro che la pace, pace con Te, con noi e con il nostro prossimo”. Semplice ma fortissima, possiamo ripeterla pure noi, ora, in questo tempo storico tanto diverso ma quando l’uomo, peggio il cristiano – in Ucraina ci si combatte e uccide fra cristiani – non sembra poi essere tanto cambiato nella capacità di offesa alla sacralità della persona e a Dio che ne è il creatore.
C’è poi un dettaglio importante nella preghiera pronunciata dal Beato Marco in uno dei momenti più drammatici della storia dell’Europa: per rendere la supplica (“Vieni in nostro aiuto, gran Dio”) davvero efficace, l’apostolo del dolore perfetto, del pentimento cioè per amore di Dio, insegna di farla precedere dal riconoscimento delle mancanze, delle ferite a tale infinito amore commesse da ognuno, nel suo piccolo: “O gran Dio, Ti domandiamo perdono dall’intimo del cuore e detestiamo il nostro peccato… Abbi pietà di noi”. E conclude ripetendo – l’aveva già esternata a Dio, e si mette perciò ‘a mani giunte’, in ginocchio: era pure quello di Vienna assediata, 12 settembre 1683, un momento senza uscita – la sua richiesta di cessazione dell’invasione cruenta; richiesta e atto di fede: “Di nuovo Te lo chiedo confidando nei meriti del Tuo sangue prezioso, nel quale pongo tutta la mia speranza che Tu voglia esaudire la mia preghiera”. È, Padre Marco, colui che crede seriamente che la vittoria del bene sul male, perciò anche la liberazione dalla guerra, la pace, scaturisce dall’offerta sacrificale sulla Croce di Cristo Signore: va dunque chiesta, e con insistenza, a tale via e mistero di amore e di morte che ha aperto a tutti la vita per sempre, la nostra pasqua.Meditando da questo venerdì di Quaresima la via crucis, “noi prostrati ai piedi della Tua Maestà per implorare perdono delle nostre colpe”, o Gesù Signore – “che per strapparci dalla schiavitù di Satana (= per liberarci dalla spirale di odio e di morte e acquistarci salvezza) hai versato tutto il Tuo prezioso sangue” (così ancora la preghiera di pace di Padre Marco) – Ti chiediamo dunque la fine della “guerra europea” in Ucraina.