PARTECIPATISSIMA CELEBRAZIONE AI PONTI “BEATO MARCO” DI TREMEACQUE È stata una fra le prime assemblee veramente di popolo e di fede dopo la ripresa

Suggestioni ai ponti di Tremeacque, già di loro suggestivi, dove un caldo e ventilato pomeriggio di prima estate è stato riempito dalle 250 persone, sedute e ben distanziate su sedie, che hanno occupato l’aia della fattoria vicina per la messa, concelebrata da otto sacerdoti, che il vescovo Corrado Pizziolo di Vittorio Veneto ha presieduto in ringraziamento per la preservata salute nella fase acuta dell’epidemia. Infatti nelle parrocchie locali rette da mons. Romano Nardin si è pregato il Beato Marco d’Aviano, cui i ponti sono intitolati da sei anni, perché questa zona restasse immune (nessun caso) dal contagio. La celebrazione ha segnato pure la riapertura ufficiale del confine fra regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto che qui, alla confluenza del fiume Meduna nel Livenza, si incontrano come le due province di Pordenone e Treviso e pure le due diocesi di Vittorio Veneto e Concordia-Pordenone.

Al termine, il presule, con i parroci contermini di Ghirano/Villanova di Prata, Rivarotta/Cecchini di Pasiano don Lelio Grappasonno (musicista, del quale è stato eseguito l’inno “Fratello Marco”) e Mansuè/Basalghelle don Ugo Cettolin e i sindaci o loro rappresentanti di Prata Favot, di Mansué Milan, di Pasiano Piccinin, ha raggiunto i ponti presso la tabella titolatoria al “carismatico uomo di pace”: è stata ripetuta la preghiera d’intercessione che ha accompagnato qui i lunghi mesi del coronavirus e il vescovo ne ha recitata una per l’Europa. Caldi gli accenti del sindaco di Prata Dorino Favot, anche presidente dell’ANCI del FVG, che ha deposto fiori davanti alla stele che raffigura il beato: ha definito importantissimo il momento che ha permesso il ritrovarsi, dopo i mesi bui, di genti friulane e venete unite nella sofferenza come nel coraggio e nella speranza, e anche nell’affidamento a colui che affrontò frangenti fra i più drammatici della storia del continente. Si è poi detto meravigliato, e altrettanto dopo di lui il sindaco di Mansué, e convinto che Padre Marco abbia veramente protetto da questo luogo evocativo dell’unità che fa la forza e in questo tempo che deve trovare coesi anche i governi dell’Europa nell’opera ardua – ha detto Favot – della ricostruzione economica e morale.All’intercessione del cappuccino ha creduto moltissimo don Romano insieme al Comitato Beato Marco di Pordenone, del quale il parroco di Ghirano è membro, presente con il presidente don Luigi Stefanuto e altri componenti, veneti e friulani, che perseguono la causa per la canonizzazione del beato d’Europa al livello interdiocesano che i ponti di Tremeacque ben simboleggiano. Le iniziative del comitato, così riavviate, proseguiranno con il calendario dell’agosto con il Beato Marco, il mese che, attorno alla festa del giorno 13, fa ritrovare in diversi luoghi, pure esteri, quanti come Padre Marco lavorano per l’unione e la pace e gli chiedono per questo anche salute. W.A.

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