Intitolata la Scalinata nella domenica commemorativa della beatificazione di 15 anni fa
Il guardiano dei Cappuccini di Gorizia padre Giorgio Basso ha benedetto domenica 8 aprile la tabella indicativa di “Scalinata Marco d’Aviano” intitolata dall’Amministrazione della città capoluogo isontino fra la chiesa del Sacro Cuore e l’edificio del Centro Stella Matutina. La cerimonia si è tenuta dopo la messa celebrata dal parroco don Sergio Ambrosi e alla quale ha preso parte il Comitato sostenitore della causa di canonizzazione del grande cappuccino che si formò nel Seicento alla scuola dei Gesuiti di Gorizia.
Insieme al Comitato, da Pordenone è giunta una compagnia teatrale di oltre cinquanta persone che nel pomeriggio, al teatro Kulturni Dom, ha rappresentato uno spettacolo sul liberatore di Vienna e dell’Europa dalle invasioni ottomane, a conclusione della tournée che l’ha portata negli ultimi dodici mesi in giro per Friuli e Veneto. Tra il pubblico si sono distinte per presenze le religiose della città parlanti, ancora oggi, tutte e tre le lingue della storia di Gorizia: esse avevano declamato al mattino, in italiano, sloveno, tedesco, una preghiera d’intercessione “per l’Europa”. A ulteriore sottolineatura del valore della proposta di padre Marco per Gorizia, “città non più marginale su un confine sbarrato, ma nuovamente luogo di coesistenze e delle autentiche ricchezze che sono le diversità di lingua e cultura del suo territorio”; città perciò “chiamata a veicolarle sullo scenario in cui l’ha posta la storia all’interno di un impero transnazionale (padre Marco, lo ricordiamo, è sepolto proprio con i sovrani asburgici a Vienna) e la pone ancora la geografia, fra est e ovest del continente”. Questa la sintesi sul “binomio europeo” Gorizia/Marco d’Aviano fatta da Walter Arzaretti, coordinatore del Comitato Beato Marco, il quale ha detto ancora che il cappuccino “andò a scuola d’Europa a Gorizia, qui la imparò dai padri gesuiti suoi precettori insieme a quattrocento giovani delle classi nobiliari e colte dell’Impero d’Austria”.
Di qui il tributo, semplice ma doveroso e altamente significativo, riservato in luogo non casuale (grato ricordo si è avuto per i Gesuiti operanti, fino a pochi anni fa, allo “Stella Matutina”): il sindaco Rodolfo Ziberna ha scoperto le tabelle della scalinata sia su via Nizza, sia su via Leopardi, ribadendo la “vocazione” di Gorizia, oggi città d’Europa (candidata a capitale europea della cultura 2025). Pure padre Marco è stato ribattezzato “Marco d’Europa”: giusto quindici anni fa, nella domenica della divina misericordia, papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato invocandone la protezione sull’Europa “perché possa costruire la sua unità non trascurando le comuni radici cristiane”. Una figura, quella del Beato Marco, tenuta per questo in forte considerazione dal compianto arcivescovo Bommarco.
A tale personaggio, “apostolo dei popoli d’Europa”, e ai suoi rapporti con Gorizia, inverati dalla stupenda frase in cui esterna “carità et affetto a cotesta città”, il Comitato ha dedicato un pieghevole illustrato, con frasi e preghiere trilingui, distribuito all’intitolazione e spettacolo teatrale da Maria Rita Cosliani, che ha validamente preparato questa giornata