Una Quaresima diversa! Nella quale anche i cattolici praticanti potrebbero dimenticarsi o raffreddarsi di pregare, non ultimo causa la sospensione delle celebrazioni liturgiche pubbliche dettata dalla situazione sanitaria in atto. E invece è proprio una tale emergenza che dovrebbe indurre a riflessioni profonde e a un convinto affidamento a Chi può laddove noi uomini non possiamo. Fidandoci che Dio ascolta la “supplica del misero che non trova aiuto” perché lo ama e perciò pure lo perdona nelle sue fragilità, nei passati non amori di Dio e dei fratelli. Una “tendenza”, questa, che i pericoli di cui è costellata la storia umana, come quelli attuali, devono decisamente indurre a invertire: avvicinandoci con umiltà e sincero pentimento al Dio della Vita, che Gesù Cristo ha rivelato alleato dell’uomo che va verso di Lui.
I devoti del Beato Marco sanno che questo è il tempo “forte” in cui egli mai trascurò di annunciare la verità dell’Amore intramontabile di Dio verso l’umanità vagabonda ed errante, cioè lontana da Dio e dalla sua legge: quei suoi quaresimali! quella sua predicazione del dolore perfetto dei peccati, cioè fatto “per amor di Dio”! In favore di questo povero mondo, avendo abbracciato una regola severa di vita nella famiglia dei Cappuccini, egli anche impegnò se stesso, con abnegazione eroica, nella preghiera personale (quelle sue veglie notturne! quelle sue messe “angeliche”!), mortificazione volontaria (quel suo cilicio! quei suoi digiuni!) e carità. La sua quaresima era protratta, si può dire, tutto l’anno, e tale va considerata pure l’obbligata attività presso le corti, cui fu inviato dall’obbedienza ecclesiale, con sincero desiderio, che arrivava non di rado al logoramento fisico, di promuovere concordia, unione e pace in tempi di eccezionali difficoltà che furono segnati pure da carestie e pestilenze (egli stesso, rientrando da zone infestate d’Europa, dovette più volte sottoporsi a quarantene). Va ricordato che era nato nel 1631 – e battezzato Carlo a onore del celebre San Carlo Borromeo che tanto si era affaticato a favore dei malati di peste – al cessare dell’epidemia di manzoniana memoria: la stessa che aveva visto Venezia implorare l’aiuto di Dio e della Madonna con l’emissione anche di un voto pubblico per assolvere il quale, con la liberazione da tanto flagello, la Serenissima eresse la famosa Basilica della Salute, come aveva fatto oltre cinquant’anni prima con il Tempio del Redentore alla Giudecca, assegnato alla cura dei Frati Cappuccini e ove visse Padre Marco.
Al Beato Marco abbiamo ragione di affidare perciò le sorti nostre di questo particolare momento coincidente con la Santa Quaresima: che inizia “in sordina” pubblica, ma – è l’augurio – con maggiore slancio interiore verso Dio che può tutto per nostro amore. Proprio Padre Marco esortava: “Riconciliatevi con Dio e poi domandate tutto alla bontà del Signore!”. È un buon consiglio che il Comitato Beato Marco richiama in attesa che sia consentito svolgere qualche attività spirituale propria di questo sacro tempo e della nostra devozione al beato: come il tradizionale e programmato “ritiro di Quaresima” che si terrà a Pordenone, la cui data confidiamo di comunicare presto.
Buona Quaresima dal Comitato Beato Marco!
26 febbraio 2020, Mercoledì delle Ceneri