QUARANT’ANNI FA IL 1° LUGLIO LA MORTE DI PADRE CESARIO, IL CAPPUCCINO AMATO DA TUTTA UDINE
È una tradizione che si fa questa volta più solenne. Di padre Cesario – basta a Udine il nome per identificarlo – ricorre il 1° luglio il 40° anniversario. E Udine ne ha di motivi per ricordare il cappuccino che, conosciuto in tutto il Friuli, fu tanto amato. Fede vera, semplice e genuina, la sua, testimoniata con una vicinanza tutta speciale alle persone, soprattutto ai malati nelle corsie d’ospedale, nelle case che raggiungeva (come dimenticare il suo salire alla cameretta di Mereto di Concetta Bertoli, oggi venerabile, per la quale volle la causa!) e nei viaggi del treno violetto per Lourdes, ma anche alle parrocchie in cui amava recarsi a predicare ben accolto anche dai preti dei quali fu spesso confessore ricercato; inoltre ai provati dalla vita, i poveri, che sono stati pure coloro le cui lacrime egli lenì con effusione del suo cuore grande nel ventennale ministero svolto fra i viali e nella chiesa del cimitero di San Vito; senza scordare come padre Cesario Maria Finotti da Rovigo fu il conforto di quanti, in quel luogo, trovarono rifugio o comunque aiuto nei tempi tragici dell’occupazione tedesca e della guerra partigiana (subì allora due arresti).Furono oltre cinquanta gli anni trascorsi da padre Cesario in diocesi di Udine (ininterrottamente dal 1935): a Castelmonte prima come custode del santuario, in città, poi, un ventennio come cappellano ispettore del cimitero urbano, infine nel convento allora in via Chiusaforte dove morì il 1° luglio 1983, mentre il corale, commosso saluto a lui gli fu tributato il 4 luglio giorno del compimento dei 90 anni di una vita che è stata un palpito d’amore: per Dio ai fratelli con stile di affabilità che restò impresso. Per tale ragione, negli anni trascorsi, un comitato spontaneo di udinesi non volle che la polvere coprisse la memoria di questo frate veneto fattosi udinese, memoria rinnovata nell’anniversario con la santa messa celebrata da ultimo nella chiesa di via Ronchi e con iniziative come la pubblicazione di una biografia e l’erezione di un busto bronzeo all’ingresso della canonica in cimitero. Oggi, mutati i tempi (Udine orfana della secolare presenza cappuccina), la messa concelebrata è in programma nella chiesa parrocchiale del Carmine sabato 1° luglio alle ore 18.30, presieduta dal vicario generale mons. Genero e con la presenza dell’Unitalsi, dei terziari francescani, di religiose e religiosi, in primis dei frati cappuccini dei quali padre Cesario fu pure formatore. Tra questi frati da lui amati e forgiati ci fu padre Venanzio Renier, poi presidente del Tribunale Ecclesiastico Triveneto e giudice delle cause matrimoniali a Udine, che, condotto ragazzino in convento da padre Cesario, fu presente al suo trapasso terreno. Nella messa si pregherà francescanamente “per la pace e contro la guerra” e per la difficile mediazione nel conflitto Russia/Ucraina di papa Francesco, invocando i beati Odorico da Pordenone, del quale al Carmine si conserva l’arca sepolcrale e che ci fa guardare sempre a Oriente, e Marco d’Aviano, cappuccino friulano tanto promosso da padre Venanzio e apostolo di pace in Europa. Anch’essi amori di padre Cesario insieme a San Leopoldo, del quale fu guardiano nel convento di Padova, al confratello il venerabile padre Giacomo da Balduina che con lui visse a Udine, e alla venerabile Concetta. Walter Arzaretti